domenica 19 settembre 2010

Che se ne stiano a casa loro (ma ci conviene?)


Dato che non passa settimana senza che su qualche pagina di giornale, su qualche telegiornale o su qualche sito il furbo di turno non dica qualcosa tipo "Ma se non vogliono rispettare la nostra cultura allora che se ne stiano a casa", oppure "Vengono qui a rubarci il lavoro", o meglio ancora "L'Italia agli italiani"; e dato che, a quanto pare, è cosa normale sparare ad altezza d'uomo su una barca solo perché si credeva che trasportasse migranti, ho pensato di fare un semplice calcolo, molto grossolano ma che vi stupirà.
Oggi in Italia vivono poco più di 60 milioni di persone; di queste, 5 milioni sono immigrati di cui mezzo milione sono clandestini. Se tutte queste persone, da molti indesiderate, fossero rimaste "a casa loro" (ammesso che ce l'abbiano una casa, ma questo è un altro discorso), oggi saremmo poco più di 55 milioni a spartirci il Bel Paese.
Nel frattempo, però, 4 milioni di italiani sono attualmente residenti all'estero; e, considerando le grandi emigrazioni di italiani dalla seconda metà del 1800 in poi, si calcola che nel mondo vivano, direttamente discendenti da emigrati italiani, 70 milioni di persone. Settanta. Milioni.
Per cui, se fin dall'inizio ognuno fosse rimasto a casa propria, adesso in Italia vivremmo in 125 milioni di esseri umani, più del doppio di adesso.
Va bene che un calcolo del genere non può essere molto attendibile perché se una famiglia nel 1908 ha avuto otto figli in Argentina non è detto che ne avrebbe avuti altrettanti in Italia. Però direi che il concetto di massima è chiaro.
No?

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